Domenica afosa. Il programma mi piace: andare in giro per borgate e scattare qualche foto. Fa caldo, ma non è certo questo il mio problema.
Quando arrivi ti lascio scampanare al cancello, nonostante abbia già sentito il tipico rumore del tuo diesel, avvicinarsi al cancello. E poi sorrido, dentro e fuori. Mentre ci abbracciamo mi chiedi scherzando: “che fai, mi baci sulle guance?”. The freddo? Gelato? Vada per il gelato. Lo prendiamo a casa, o facciamo due passi? La tua proposta arriva e non capisco se giochi o fai sul serio: “lo prendiamo a Roma”. In ogni caso mi piace, voglio stare al gioco, se di gioco si tratta. Entro in casa per prendere il necessario, saluto mamma e ti trovo seduto sugli scalini. “Promettimi una cosa”, mi dici con aria seria, “che se ti senti male me lo dici subito e torniamo indietro”. Non ti preoccupare…quando mi prende il panico SI VEDE! Però mi piace, mi infondi fiducia. Partiamo, aria condizionata fin dai primi metri di strada.
Sto bene, sono felice, sono con te e sono curioso. Voglio vedere come scatti, voglio intuire cosa pensi, come ti muovi mentre concepisci una foto. E voglio viverti lontano da casa, lontano dalle mie “sicurezze”. Non facciamo molta strada, e alla prospettiva che ci sia, davanti a noi, un bel pezzo di strada privo di vie d’uscita scatta l’ansia anticipatoria e ti faccio tornare indietro. Io però non voglio tornare indietro. Questa volta ci voglio provare a costo di dover vivere qualche minuto di panico, a costo di mostrarmi così come vorrei che nessuno mi vedesse mai.
Inizia un giro enorme, mi prendi in giro, ma mi piace e mi tocchi nei punti giusti, stimolando la mia voglia di sfidare questa paura. Alla fine raggiungiamo Frascati, gelato da Milletti, un’occhiata ai cartelloni del cinema, l’idea di tornare in serata.
Si riparte. Stavolta non si torna indietro, Michele! Anzi, fra le due possibilità scelgo quella che SO che mi genera più ansia. Si va verso la Casilina, anche se non so se ci arriveremo. Quando ci avviciniamo al Grande Raccordo Anulare e all’autostrada l’ansia aumenta. Siamo fermi ad un semaforo, probabilmente con la mano mi sfioro il petto, come se volessi controllare la frequenza dei miei battiti cardiaci. Preferisco non dire nulla, voglio aspettare che la paura diventi insopportabile, prima di farti perdere tempo e di vivere un’altra sconfitta.
Proseguiamo…e ancora per un po’, stranamente, niente panico. Mi guardo attorno, un po’ spaesato…ma al contempo felice, curioso. Conosco quelle zone, ma so anche che mi ci perdo facilmente. Ad un certo punto imbocchiamo una strada che non mi piace, che già altre volte m’aveva causato sensazioni spiacevoli. Ti chiedo di fermarti ma è peggio. Andiamo avanti, nella speranza di trovare quanto prima un’uscita da cui fare dietro-front. Mi accartoccio su me stesso, divento scorbutico, parlo poco…e tu sempre delizioso. Santa pazienza!
URRAH! La possibilità di invertire la marcia! La cogliamo al volo e ci ritroviamo in una desolata stazione riarsa dal sole. Torna la calma. Ce la posso fare. Cominciamo ad allontanarci dalla macchina con l’intento di fare qualche scatto nei paraggi. Penso al tempo che ti sto facendo perdere e all’occasione che mi stai regalando. Giriamo, scattiamo, mi sento bene. Torniamo alla macchina e sono felicissimo. Ho fatto un passo piccolissimo, ma quando siamo partiti da casa, non pensavo di riuscirci sul serio. Pensiamo di fare inversione di marcia, rispetto alla strada imboccata precedentemente…e invece…cacchio, dove siamo finiti? Di nuovo attimo ti ansia. Non è ancora panico. lo so com’è il panico…tutta un’altra cosa! Ad un certo punto mi fai scegliere: o ci infiliamo sul GRA (che non faccio da anni, neanche con mia madre) o proviamo a tornare verso la tuscolana, ma senza sapere bene come. In quel momento la scelta è veloce. Non penso nemmeno al mio stradario, non mi interessa prenderlo. “Raccordo Anulare”. Mi piace come soluzione. So che mi spaventerà, ma so che è una strada che conosci bene e nella quale è impossibile perdersi. Mi preparo a sopportare l’impatto.
Invece no.
Invece sono tranquillo…il raccordo scorre, e non mi interessa trovare una via d’uscita. Mi piace come guidi, mi sento bene, mi sento libero. Faccio gesti o facce strane, probabilmente mi si inumidiscono un po’ gli occhi. Premuroso, mi chiedi se sto bene e io, sorpreso di me stesso ti rispondo di si, e intanto mi guardo intorno e penso “sono sul raccordo…sono dul raccordo!”.
Ed è davvero bello. Ed è bello viverlo con te.
Leave a Reply